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Stadio Arechi
Salernitana
Lun
06
MAG
ORE 18:00
Atalanta
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Pescara – Salernitana: l'analisi del match

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Squadre schierate a specchio, entrambe con il ‘4-3-1-2′. Se per il Pescara è una conferma, per i granata si tratta di una novità rispetto al ‘4-3-3′ utilizzato nelle prime tre giornate. Sciaudone si colloca alle spalle di Coda e Gabionetta, con quest’ultimo investito della facoltà di staccarsi dalla linea difensiva abruzzese per non concedere punti di riferimento, quasi a formare, in alcune fasi del match, un ‘4-3-2-1′ ricco di imprevedibilità. Primi quindici minuti di gara della Salernitana davvero interessanti, durante i quali abbiamo ammirato una squadra corta, compatta ed aggressiva, sempre volitiva nel palleggio e con le idee precise sulla gestione della gara in entrambe le fasi i gioco. Il rombo di centrocampo è stretto e racchiuso in pochi metri, con la linea difensiva immediatamente pronta ad accorciare alle spalle. In fase offensiva, Sciaudone e Gabionetta dettano il passaggio tra le linee, gli interni si inseriscono centralmente, mentre gli esterni difensivi sfruttano sufficientemente i movimenti delle mezz’ali per sovrapporsi. Una bella Salernitana, difensivamente equilibrata e sempre pungente nella sua proposta offensiva. Il frutto di quest’ottimo avvio sono le due buone opportunità che capitano sui piedi di Gabionetta e Coda, i cui tiri terminano di poco a lato. Buona Salernitana, ma anche un Pescara che, francamente, non sembra aver approcciato la gara nel migliore dei modi, risultando poco aggressivo ed abbastanza generoso nella sua modesta coperture preventiva. Ma, come spesso accade nel calcio, sono proprio gli abruzzesi  a passare in vantaggio, sfruttando il primo momento di indecisione della fase difensiva degli uomini di Torrente. Il gol, infatti, è figlio della lentezza nei movimenti tesi ad anticipare gli avversari effettuati da Trevisan, Rossi e Schiavi, ma anche della mancata diagonale di Pestrin (decisamente distante dal pallone) che rende inutile pure quella, ‘doppia’ e disperata, tentata da Davide Moro con un tackle scivolato. Si tratta di una batosta tremenda, perché la squadra lascia sul terreno di gioco una buona parte dell’esuberanza iniziale, comincia a manifestare delle crepe nell’ordine tattico esibito nel primo sesto del match. Il Pescara, dal suo canto, manca del giusto cinismo per assestare, di rimessa, il colpo del ko. I padroni di casa, infatti, dapprima non sfruttano una voragine a centrocampo per filare verso la porta di Terraciano, poi sono costretti a scontare un errore dell’assistente di linea che segnala un fuorigioco inesistente e, infine, in un paio di circostanze sono frenati da una cattiva rifinitura delle azioni e dagli interventi di un positivo Terracciano. Però la gara, nonostante lo svantaggio, suggerisce ai calciatori granata di non smarrire la fiducia, perché il Pescara, soprattutto in fase passiva, non sembra una creatura calcistica particolarmente ‘mostruosa’. I ragazzi di Oddo, infatti, lasciano giocare abbastanza i loro dirimpettai, fanno densità centrale senza attuare pressing alto. Ed infatti, la Salernitana, spesso trova il varco tra le linee e discreta agibilità sugli esterni, soprattutto a sinistra con Bovo che attacca spesso lo spazio sul giropalla effettuato dai compagni. Mancano però cattiveria e reattività negli ultimi venticinque metri, così come una gestione un po’ troppo leziosa del pallone facilità i compiti difensivi dei biancazzurri. A limitare i granata è, poi, soprattutto uno stato mentale non dei migliori, con la squadra che avverte eccessiva pressione, nonostante si giochi appena la quarta gara di campionato e la classifica conti comunque quattro punti. E così, una partita sostanzialmente rimediabile, si complica ancora di più dopo un’imperdonabile ingenuità commessa da Schiavi, che, non pago di una precedente ammonizione per scorrettezza ai danni di un avversario (braccia larghe che terminano sul volto del rivale alle spalle), è vittima di un’altra inutile e simile isteria, nonostante sia già riuscito ad anticipare l’attaccante di casa ed a servire il proprio portiere. Secondo giallo e doccia anticipata per lo stopper di Cava de’ Tirreni. Partita, pertanto, che si complica ulteriormente per la Salernitana, pochi attimi prima del
rientro negli spogliatoi per il riposo. I granata ad inizio ripresa si schierano con il ‘4-3-1-1′, con Gabionetta alle spalle di Coda e Pestrin ad affiancare Trevisan al centro della difesa. Intanto, Oddo vede il giovane Mandragora in debito d’ossigeno (ed a rischio ammonizione) e decide di sostituirlo con il geometrico Torreira, che nelle intenzioni dovrebbe con la sua regia aiutare la squadra a sfruttare meglio la superiorità numerica. Risponde Torrente inserendo Perrulli al posto di un evanescente Sciaudone. Il Pescara non forza, non affonda, non fa nulla per cercare di mettere al sicuro il risultato, limitandosi a gestire il vantaggio con uno stucchevole e prematuro possesso palla, grazie al quale preservare risorse energetiche non eccessive anche in vista del nuovo match previsto per la giornata di sabato prossimo. La Salernitana, fosse meno contratta e più rapida nel muovere la palla, creerebbe, anche in inferiorità numerica, non pochi problemi ad una squadra tutt’altro che soffocante nella sua contrapposizione difensiva. Però i granata guadagnano comunque campo, ottenendo qualche punizione laterale che consente di avvicinare i sedici metri abruzzesi. Su una di queste situazioni di palla inattiva, Gabionetta estrae dal cilindro l’ennesima giocata estrosa di questo inizio di stagione. Il brasiliano, infatti, calcia direttamente in porta da posizione decentrata; un tiro potentissimo ed inatteso che piega le mani di un sorpreso Fiorillo. Riequilibrato il match, Torrente si affida ad un saggio pragmatismo tattico, inserendo Troianiello al posto di Coda, mentre Oddo rinuncia all’acciaccato Cocco per lasciare spazio al brevilineo Caprari. Pestrin e compagni si dispongono con il ‘4-4-1′, con Moro e Bovo cerniera centrale in mediana, Troianiello e Perrulli sugli esterni, lasciando a Gabionetta il compito di insidiare la retroguardia locale. Il Pescara non muta granché la sua condotta di gara, fa girare il pallone da una parte all’altra del campo, ma lo fa lentamente, consentendo agli uomini di Torrente di non disunirsi mai con le due linee, di centrocampo e difesa, poste a difesa della porta di Terraciano. Viene meno la lucidità nello sviluppo del gioco degli adriatici, al punto da non accorgersi che qualche spazio da sfruttare tra le linee ci sarebbe pure. Quando se ne accorgono, verticalizzando rapidamente, mettono Caprari e Lapadula nella condizione di affrontare Pestrin e Trevisan in un vantaggiosissimo due contro due, in
relazione alle differenti rapidità di movimento delle due coppie. Sulla triangolazione ottima dei due attaccanti pescaresi, Trevisan è però strepitoso con il suo tackle in allungo che riesce a stoppare un pallone destinato a creare non pochi problemi a Terracciano. Si tratta, però, di un flebile focherello offensivo, perché i pescaresi ricominciano a ruminare calcio con una certa macchinosità, facilitando il compito difensivo agli ordinati calciatori granata, che hanno sempre il tempo di far uscire il terzino sugli esterni, o staccare un uomo tra le linee per contrastare gli avanti di casa. Gabionetta, intanto, è esausto, ed allora Torrente decide di surrogarlo con il più fresco Eusepi, mentre Oddo getta nella mischia il libico Benali al posto di Verre. Per i granata non cambia nulla: termineranno la gara con il ‘4-4-1′. il Pescara, invece, abbandona il ‘4-3-1-2′ e si affida al ‘4-2-3-1′, con Torreira e Memushaj diga centrale in mediana ed il terzetto Caprari-Valoti-Benali alle spalle di Lapadula. Gli adriatici acquisiscono qualcosa a livello di movimenti senza palla, di abilità nell’uno contro uno e nella rapidità d’esecuzione della giocata. Pur senza creare nulla di particolarmente minaccioso, costringono la Salernitana ad una difesa meno tranquilla e, soprattutto, a muovere più spesso le due linee difensive. La stanchezza crescente e la paura di vedersi sfuggire all’ultimo istante un risultato positivo, fanno parzialmente saltare qualche meccanismo nelle diagonali difensive dei granata, liberando varchi nei quali il Pescara si getta alla ricerca del gol vittoria. Determinanti in questi minuti ancora un paio di chiusure di Trevisan (ottimo il suo secondo tempo) ed un volo di Terracciano a deviare in angolo il sinistro potente di Benali. C’è però un pò di rammarico, perché il Pescara continua a regalare la sensazione di non essere solidissima dal punto di vista difensivo. Ed allora si nutre la speranza di vedere almeno un paio di lucide ripartenze, utili sia ad inseguire il sogno dei tre punti, sia a frenare l’impeto finale di Lapadula e compagni. Ed infatti, nei minuti finali, è proprio la Salernitana, finalmente capace di sviluppare un paio di contropiedi interessanti, a sfiorare per ben due volte il gol. Prima con Eusepi, che drbbla un paio di difensori e calcia in porta trovando le mani aperte di Fiorillo disteso in tuffo, poi con la conclusione centrale di Troianiello che, servito dalla sponda del vivace ex sannita, calcia centralmente il pallone sui guantoni del pipelet di origini salernitane. Termina l’incontro con un pareggio giusto, in considerazione della dinamica complessiva del match. Risultato che è anche il prologo di un dopo partita abbastanza ’visionario’ da parte di un deluso mister Oddo, il quale, con le sue dichiarazioni incentrate su un’opinabile superiorità schiacciante  dei suoi calciatori, dimostra che deve ancora lavorare sulla gestione delle amarezze figlie di un risultato indigesto.

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