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Sanremo 2024: il racconto della prima serata

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L’esplosivo clima Sanremo è partito già nella mattinata con un “Bella ciao” strappato dalla provocazione di Lucci in conferenza stampa, cantato allegramente dal duo Amadeus – Mengoni, il j’accuse pomeridiano della Amoroso contro gli stupidi hater dei social, è proseguito con l’allarme squalifica per Alfa smentito prontamente. Insomma, già nella giornata di ieri tanto materiale per rimanere incollati agli schermi per la 74esima edizione del Festival di Sanremo.

Giorno 1

Cari lettori, il Festival è partito con un Mengoni emozionato, un inizio epico da “Io ne ho viste cose che voi umani”, ci rammenda che le canzoni di Sanremo saranno indimenticabili, e forse, per almeno una settimana lo sono per davvero. Poi alle 20:49 il caloroso “benvenuto” di Amadeus, patron del Teatro Ariston, ha dato ufficialmente avvio alla prima serata del festival della canzone italiana. Tanti gli spunti, commenti, momenti degni di nota della serata che la redazione di Radio Bussola 24 ha raccolto per voi nel “Diario del giorno” sanremese.

Ma senza perder tempo, visto che le dead line della scaletta è prevista oltre le due, subito a rompere il ghiaccio una delle vincitrici di Sanremo Giovani, un’emozionatissima Clara che però ha retto bene il palco, considerato che quel palco fa tremare anche artisti molto più navigati. Qualche sussulto “inaspettato” dell’orchestra prepara il terreno a una gag che vedrà luce più avanti. (Sarà Fiorello?).

A vedere dai primi outfit quest’anno il bianco è il colore che va per la maggiore, dopo un Sangiovanni amatissimo dai giovani, arriva la Mannoia che grida in reggaeton un manifesto di libertà e di canto orgoglioso, che dire, una grande presenza scenica.

All’improvviso la voce del Dio Zlatan irrompe dalla platea, e se il quarto tennista al mondo, la carotina Sinner ha dato forfè, il campione svedese Zlatan Ibrahimovic ha bissato a sorpresa, calcando di nuovo il palco con i suoi ironici deliri di onnipotenza, e il caro Amadeus, ancora una volta, a fare benissimo da spalla.

Le esibizioni sono continuate in un trittico super giovane, La Sad, spigliati e con un punk-pop interessante; un Irama vocalmente ineccepibile; e per finire, Ghali, con una dance molto contagiosa. I Negramaro non hanno per niente deluso – non c’erano dubbi d’altronde – una band affiatata da anni di grande musica insieme, retta dalla voce incantevole del suo frontman, Giuliano Sangiorgi.

 Il primo collegamento con Fiorello non poteva non avere un sapore delizioso, “Ama pensati libero… è l’ultimo”, l’invito spassionato dell’amico di una vita. Un pezzo da grande varietà, mantello e cilindro, da vero mago della comicità della tv italiana.

“Sinceramente” ci aspettavamo un brano che sapesse di Annalisa, ovvero ritmato e orecchiabile, forse si poteva fare qualcosina di più.

Il ricordo di “Giogiò” è la cosa più bella della prima serata del festival, le parole commosse della madre di Giovanbattista Cutolo sono commoventi, sincere. Musicista di talento, strappato alla vita a soli 24 anni, per mano di una violenza barbara e vigliacca. Il suo ricordo, però, resta intatto nel cuore di tutti noi. Doveroso l’omaggio del Teatro Ariston, per un ragazzo che viveva di musica.  

Mengoni, in versione comica, s’inventa un sistema di “preser-bacino” molto simpatica, certo nulla a che vedere con il bacio tra Chemical e Fedez, quello era un bacio vero. Una gag che nasconde però un bel messaggio: “Tutti i baci hanno gli stessi diritti, vi potete baciare senza fare scandalo”. Bravo Marco.

Diodato, anche lui in bianco cresimale, con una canzone davvero bella, destinata sicuramente a concorrere per le posizioni più alte.

Poi il Festival si ferma un attimo per ricordare Toto Cotugno, l’artista amato in tutto il mondo, l’Italiano per eccellenza, cantante prezioso e gentiluomo d’altri tempi.

E’ la regina del pop italiano, la nostra Loredana Bertè, un pezzo trasgressivo, quando canta il pubblico lo sente, e, infatti, le dedica una standing ovation meritatissima. Da menzionare il verso: “Prima ti dicono basta sei pazza e poi ti fanno santa”. Cazzimma ai massimi livelli.

 Che possa piacere o meno, Geolier fa ballare, un incastro tra testo e musica notevole, inaspettato. Che rischiasse il podio? Poi arriva Alessandra Amoroso, grande intonazione, brano che padroneggia alla grande.

 Mattatore incontrastato, fa quello che vuole, è l’amico che tutti vogliamo, Fiorello in gran forma come sempre. E se uno non basta, addirittura con l’intelligenza artificiale ne esistono due. Geniale.

Direttamente dal singolo pazzo dell’estate Italodisco, i Kolors tornano sul palco di Sanremo con un tormentone destinato, forse, a diventare un hit estivo. La cumbia argentina di Angelina Mango ti entra subito in testa, forse più adatta a ballarla a piedi nudi sulla sabbia in riva al mare – che poi accadrà tra qualche mese – che sul palco dell’Ariston. La bravura c’è, eccome, il podio, se non qualcosa in più, non è per niente una chimera.

Mengoni gioca facile, dopo aver cantato Due vite con il coro del pubblico, il medley è uno spettacolo di bravura e talento fuori dal comune. Nulla da aggiungere, chapeau!

I ragazzi del Volo sono un’eccellenza nel mondo, voci indiscutibili. Il brano è forte però non spinge in una direzione diversa dal solito. Big Mama canta, sicura, porta con sé un brano che scava nella sua vita. Coraggiosa e brava. Le lacrime finali sono fragilità potenti.

Si sa, con l’età l’inibizione scompare, e dopo le capesante di Orietta Berti, i Ricchi e Poveri infiocchettati come un regalo da scartare a Natale, anche se siamo a febbraio, non ce l’aspettavamo. Allegria e spensieratezza contagiosa, del resto è una vita che ci fanno ballare con tormentoni senza tempo. Hanno deciso di voler essere i più iconici e memati di questa edizione. Obiettivo riuscito.

Vedere Emma sul palco significa intravedere un pizzico anche dell’energia della Bertè. Un pezzo coinvolgente, ritmato, forte. Iconica, sicura di aver realizzato un’altra hit. E poi, porta il peso di essere il capitano della maggior parte delle squadre di fantasanremo ogni anno alla grande.

Una ballad intima e dolce quella della coppia “indistruttibile” Renga – Nek che fanno a gara ad avere la voce più bella. Forse non abbastanza per stare nelle posizioni più ambite della classifica. 

Mr. Rain gioca sempre con delle scenografie originali, come il coro dei bambini di Supereroi, qui due altalene sul palco costruiscono un’esibizione dal carattere delicato e sensibile.

Sono tanti, sono giovani, la loro presenza sul palco si vede, ma si sente anche. I Bnkr44 sono un “ordine disordinato”, come la loro “Governo Punk”. Possono crescere davvero tanto. Nel frattempo si godono una bella esperienza.

Ogni edizione che si rispetti ha il suo cantautore romantico e poetico. E quest’anno il ruolo spetta a Gazzelle, artista indie pop che da anni ormai riempie gli stadi con la sua musica. Davvero un bel brano, dietro quegli occhiali scuri c’è l’animo di un’artista sopraffino e silenzioso.

Dargen sicuramente non cerca l’approvazione. Fa quello che vuole. Canta a modo suo, dopo un inizio fuori tempo per un problema alle cuffie, si riprende presto, e bene. Dietro quelle “onde alte”, nascoste da un pezzo dance, c’è lo spettro della guerra. E il bello sta tutto qui: su questo pezzo non si balla.

Rose Villain è brava, lo ha dimostrato. Il brano oscilla tra un ritornello leggero e delle strofe in cui la sua estensione vocale può esprimersi liberamente. I Santi Francesi: originali, bella voce, nessuna pretesa di posizioni alte, però resta un bel brano e una vetrina da cui guadagnare tanta esperienza e visibilità. Una lunga strada davanti. Bravi.

Siamo quasi alla fine, è il turno di Fred De Palma, synth iniziale, base ritmata, difficile che possa scalare posizioni. Dalle radio, tuttavia, il brano può avere una sua vita fuori.

Menzione speciale per Fiorello nei panni di Ethan dei Maneskin, sono quasi le due di notte ma trova ancora la forza per divertire e divertirsi giocando in un imitazione alla batteria, tra l’altro se la cava pure. Eroico.

Stoico, è arrivato a esibirsi intorno alle due, e per chi fosse rimasto collegato a quell’ora Maninni ha portato sul palco una bellissima canzone. Il paragone con un giovane Bersani può starci. Subito dopo Alfa, ormai Mengoni e Amadeus procedono spediti senza perder troppo tempo. Il brano è orecchiabile, gioca con delle sonorità fresche ed estive. Al di là di Sanremo, avrà il suo mercato discografico.

Siamo agli sgoccioli, manca poco alle due. Ultimo ad esibirsi, Il Tre e ad essere sinceri si diverte, canta, porta il suo brano a Sanremo con irriverenza e sfrontatezza. Ringrazia mamma e papà, e conquista la simpatia di tutti.

Dopo tutte le esibizioni è arrivato il momento più atteso, la Top Five della Sala Stampa, la prima cartina di tornasole del Festival, indubbiamente troppo presto per basarsi esclusivamente su essa. Mahmood, Diodato, Annalisa, Angelina Mango e prima Loredana Bertè. Ma tanto ancora deve accadere.

Valerio Autuori


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